Saremo come le comete, la sera tardi, che si illuminano e se ne vanno, come le strade le mattine domenicali, così vuote e assenti che quando uscivamo avevamo paura di parlare ad alta voce. Riuscivamo ad andare verso la Luna, riuscivamo a scrivere sul fumo che poi sarebbe andato tutto bene, tutto bene e che, forse tu saresti stata presente. Parlavamo per non rimanere in silenzio per non ascoltare quell'odio che c'era fra il nostro cuore suburbano, fra le risse e il sesso e i tuoi capelli che cambiavano colore ogni giorno. Avevamo solo diciott'anni, avevamo solo l'esperienza per andare a fare gli amanti, in qualche club privato gestito dai nostri cuori affranti ormai pericolosi e vittime del bullismo di questo paese infame.
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Con la dolcezza delle mie parole, chiesi al signore di giudicarmi affinché possa portarmi con sé in cielo; insegnandomi così l'arte dell'amore e la preghiera per le anime cieche che furono troppo egoiste per la verità. Sotto il cielo stellato, sotto il sole riflesso, sotto le nuvole dipinte essi si troveranno nel bosco; e capiranno che oltre a loro esiste qualcos'altro e la ragion loro non potrà quindi creder male. Non una, o dieci o mille parole sprecheranno per chiamarti, ma ne spenderanno una ripetutamente per adularti. E tu, nell'amore della tua benevolenza non potrai far altro che aiutarli, tra gli ostacoli delle loro paure e l'ignoranza del loro odio.
Il tuo cuore in affitto
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Volavamo alti nel cielo insieme alle nostre convinzioni, trascinati giù solo dal peso dei nostri cuori che diventano sempre più fragili. Non c'era più tempo per le sigarette e per il caffè. Mi ha detto di dormire sul divano perché nel tuo letto non c'era spazio per le tue emozioni. E ti sentivo piangere, e ti sentivo gridare e poi ti sentivo piangere. Gridavi alla televisione che peggio di così si muore. Ha iniziato a piovere proprio quando andai a comprare i cornetti per fare colazione, quello alla marmellata era il tuo preferito. Quando sono tornato tu eri in bagno e ancora piangevi. Avevi versato tutto il caffè per terra e ripetevi che era tutta colpa mia. Era tutta colpa mia mentre gridavi addosso allo specchio che eri una puttana mentre io cercavo di aprire la porta hai iniziato a menarti. Cercai di sfondare la porta ma tu eri ancora lì che non volevi sapere di niente. Continuavi a ripetere che era colpa mia e che tu non eri perfetta. Alla radio davano la nostra canzone p