Post

Visualizzazione dei post da 2014
Saremo come le comete, la sera tardi, che si illuminano e se ne vanno, come le strade le mattine domenicali, così vuote e assenti che quando uscivamo avevamo paura di parlare ad alta voce. Riuscivamo ad andare verso la Luna, riuscivamo a scrivere sul fumo che poi sarebbe andato tutto bene, tutto bene e che, forse tu saresti stata presente. Parlavamo per non rimanere in silenzio per non ascoltare quell'odio che c'era fra il nostro cuore suburbano, fra le risse e il sesso e i tuoi capelli che cambiavano colore ogni giorno. Avevamo solo diciott'anni, avevamo solo l'esperienza per andare a fare gli amanti, in qualche club privato gestito dai nostri cuori affranti ormai pericolosi e vittime del bullismo di questo paese infame.
Con la dolcezza delle mie parole, chiesi al signore di giudicarmi affinché possa portarmi con sé in cielo; insegnandomi così l'arte dell'amore e la preghiera per le anime cieche che furono troppo egoiste per la verità. Sotto il cielo stellato, sotto il sole riflesso, sotto le nuvole dipinte essi si troveranno nel bosco; e capiranno che oltre a loro esiste qualcos'altro e la ragion loro non potrà quindi creder male. Non una, o dieci o mille parole sprecheranno per chiamarti, ma ne spenderanno una ripetutamente per adularti. E tu, nell'amore della tua benevolenza non potrai far altro che aiutarli, tra gli ostacoli delle loro paure e l'ignoranza del loro odio.

Il tuo cuore in affitto

Volavamo alti nel cielo insieme alle nostre convinzioni, trascinati giù solo dal peso dei nostri cuori che diventano sempre più fragili. Non c'era più tempo per le sigarette e per il caffè. Mi ha detto di dormire sul divano perché nel tuo letto non c'era spazio per le tue emozioni. E ti sentivo piangere, e ti sentivo gridare e poi ti sentivo piangere. Gridavi alla televisione che peggio di così si muore. Ha iniziato a piovere proprio quando andai a comprare i cornetti per fare colazione, quello alla marmellata era il tuo preferito. Quando sono tornato tu eri in bagno e ancora piangevi. Avevi versato tutto il caffè per terra e ripetevi che era tutta colpa mia. Era tutta colpa mia mentre gridavi addosso allo specchio che eri una puttana mentre io cercavo di aprire la porta hai iniziato a menarti. Cercai di sfondare la porta ma tu eri ancora lì che non volevi sapere di niente. Continuavi a ripetere che era colpa mia e che tu non eri perfetta. Alla radio davano la nostra canzone p