Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2011

Il carcere delle mie più vere illusioni

La depressione spontanea dei miei occhi sanguinanti quando fisso il vuoto e non capisco quale strada prendere è atroce, peggio della selva oscura azzarderei. Preferirei l'Inferno giuro, perfino l'Antinferno. Tutto ma non questo. La volontà d'animo della mia mente arriva ad un punto, poi non riesce a sorpassarlo. Come il mio amore per la sapienza, che vorrebbe superare il limite ma ciò non fa. E quindi? Il bivio di questo timore non smette di cessàre; ed io sono sempre più lontano, lontano da tutto. L'asfalto del mio camino si sta disintegrando, come il nostro Paese in questi tempi. Gli occhi miei belli ormai si spengono, per la tristezza e per la rassegnazione, in cerca di una felicità che,  forse,  è inesistente. Il profondo declino della mia inutile esistenza

La decadenza del mio corpo

Le sigarette che soccombano nelle mie giornate e mi danno l'unica sensazione positiva sono ormai ninfa vitale per il mio corpo. Vagavo, solo, in questo vuoto ormai già vuoto, in cerca di me stesso e del mio essere persona, così inutile e vago. Così, mentre il vento mi faceva compagnia e le macchine mi illuminavano come fossi Dio, me ne stavo seduto su quella panchina ad aspettarti, ascoltando qualche canzone improbabile come ad esempio "Sunday Morning". E' che ci speravo, non dovevo. Nell'attesa, decise di piovere ed io fui bagnato a tal punto che il mio Ipod si spense. Era una situazione di merda. Mi veniva quasi da piangere; il tempo, tu che non arrivavi, c'è qualcosa di meno peggio? Intanto vagavo, solo in questo vuoto ormai già vuoto, in cerca di te e del tuo profumo di Dior. L'aria si faceva sempre più malsana ed io diventavo sempre più nero, ricoperto dal fumo dei miei pensieri. E tu non arrivavi. Ma tu non arrivavi. Il profondo declino della mia

Daniele Tantari presenta: "Il profondo declino della mia inutile esistenza"

Immagine
Di nuovo riuniti, fratelli, dopo le sere passate ad ubriacarci e a fumare, a drogarci. Insieme per affrontare queste giornate che sembrano non cambiare mai, o cambiare troppo spesso. Vi presento "Il profondo declino della mia inutile esistenza", una vera bastonata al mio Essere io, Daniele Tantari; è che sto passando un periodo devastante, quasi irrangiungibile, che mi lascia in apnea tutto il tempo. Non vi metterò le tracce, è inutile. Vedrete i miei post aggiornare con il titolo della raccolta alla fine. Sarà un declino, però spero di risalire un giorno. Adesso sono così in basso che mi sembra di vedere i batteri delle formiche, delle piante e dei nostri pensieri. Un bacio e una sigaretta.  Daniele Tantari

E alla fine, eravamo clown

E alla fine sì, eravamo dei clown. Quelli belli però, con la maschera stampata in faccia e il naso rosso da far paura. Pagliacci anche un po' tristi però, con la lacrima celeste che scende dall'occhio destro. Andavamo in giro conciati male, come il nostro amore, come il nostro Paese; stracci così caldi per delle persone fredde. Dicevano di noi, che l'inverno sarebbe caduto sui nostri capelli, e così fu. Bianchi come i muri degli ospedali, cadevano i fiocchi di neve sopra le nostra parrucche sporche e sudate. Faceva freddo, tremavi. Per riscaldarci ballavamo, per intrattenere il giovane pubblico, poi li salutavi con le mani e ricominciavi la tua desole vita a via Assisi, con tua madre. Con le nostre auto rosse, la tua era la Micra credo, decidevamo di salvare il mondo, di andare in giro senza sosta. Ma non era il mondo ad essere salvato, eravamo noi. Ed eravamo i noi che consolavamo i cuori infranti - distrutti, delusi, depressi, depredati - delle persone stupide e dei bamb